Nazionale

Vivicittà fa festa a Rebibbia femminile

Il vento ci da una mano. Le nuvole si allontanano, e fa capolino un sole timido. Bene, anche quest'anno la sezione femminile del carcere romano di Rebibbia avrà la sua Vivicittà. Corriamo giovedì 6 maggio, nel pomeriggio. Un pò in ritardo, perché come al solito, ci sono problemi per far scendere le detenute: un certificato medico che non arriva, un incontro con l'avvocato, un colloquio inaspettato.

A correre sono in 23, sostenute dal tifo caloroso di una cinquantina di compagne. La maggior parte vengono dagli edifici denominati "Camerotti". E la sezione giudiziaria del carcere, organizzata per camerate. Chi sta là è in attesa di una sentenza definitiva. 3 soltanto vengono dal "Cellulare", la sezione penale con le stanze singole. Sono le mie compagne di squadra: Lia, Rosaria e Natasha. Lia e Natasha mi sembrano sudamericane, Rosaria forse è italiana. Non glielo chiedo, in fondo che importa?
"Sono poche le donne nella sezione penale - mi spiega Andrea Ciogli, responsabile dell'Area carcere dell'Uisp Roma - Sono condanne per lo più brevi, che la maggior parte di loro sconta in attesa della fine del processo".

La squadra, dicevamo. Si, perché oggi Vivicittà si trasforma in una staffetta. In questo modo tutte, anche le meno allenate, possono sentirsi partecipi di una piccola impresa, cimentandosi in un solo giro del tracciato per poi passare il testimone. Lia e Rosaria corrono poco, però fanno pallavolo con l'Uisp di Roma. Natasha, no. "Non so perché ma ancora non mi hanno accettato la domandina - mi spiega - Qui c'è pochissimo da fare". Già. Noi siamo la squadra marrone, e oltre noi quattro ci sono due atlete esterne della "Podistica solidarietà". Arriviamo quarti, poco male. Applausi e tifo non mancano neanche per noi.

Alla fine si balla sotto l'arco dell'arrivo. E' il momento delle premiazioni e dei ringraziamenti. Ci scappa anche un coro per l'ispettore Meloni, il capo degli agenti di polizia penitenziaria. E' tempo di rientrare e saluto le mie compagne. "Grazie - mi dice Rosaria - all'anno prossimo... fuori di qui".